Animali domestici e Covid

Progetto di ricerca del Dipartimento di Scienze Veterinarie di Torino – collaborazione dell’UMVV 

 In base alle attuali conoscenze il ruolo degli animali domestici nella diffusione del contagio da coronavirus è sicuramente molto marginale o del tutto assente, tuttavia soprattutto per la buona gestione delle fasi 2 e 3 dell’epidemia, è utile approfondire scientificamente la questione. Per quanto fino ad ora accertato i casi di positività negli animali domestici a livello mondiale sono solo 4, tutti rimasti a contatto con proprietari contagiati dal Covid-19, due cani e un gatto a Hong, senza sintomi di malattia e 1 gatto in Belgio, in questo caso con presenza di sintomi di tipo respiratorio e gastroenterico. Le manifestazioni cliniche, in questo soggetto, sono state molto simili a quelle umane con inappetenza, tosse, difficoltà respiratorie, ma anche vomito e diarrea, nel caso in questione, la patologia si è risolta in una decina di giorni. Nei successivi accertamenti si è potuto isolare il virus sia nel vomito che nella diarrea, a dimostrazione che vi è stata una diffusione del virus nell’organismo, anche nel cane e nel gatto di Hong Kong c’è stata una reazione sierologica con produzione di anticorpi, indice di una generalizzazione. In questa prima fase dell’epidemie è corretto dare rassicurazioni per non creare inutili allarmismi sul ruolo degli animali domestici, senza però dimenticare che ci troviamo di fronte ad un agente patogeno molto instabile dal punto di vista genetico e quindi molto insidioso e imprevedibile. Quasi sicuramente il virus è passato all’uomo da animali selvatici compiendo un salto di specie, questo rischio può esserci anche per gli animali domestici. 

Come per l’uomo anche per gli animali è opportuno effettuare approfondimenti per monitorare l’evoluzione dell’infezione e la capacità di sviluppare difese immunitarie nei confronti del Covid. Per questo il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Veterinaria di Torino ha predisposto un progetto di ricerca, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico di Brescia, basato su test sierologici sia su persone positive, sia su animali che sono stati a contatto con loro. In una recente intervista la Virologa Ilaria Capua, docente e direttrice del Centro di Eccellenza dell’Università della Florida, ha affermato che fino ad ora abbiamo inseguito il virus, dovremo passare alla fase di gestione dell’emergenza cercando di rintracciare i positivi e i contatti, ma anche conoscere quale è stata la risposta immunitaria della popolazione, l’efficacia e la durata dell’immunità. Il rischio di un adattamento del virus anche agli animali domestici è plausibile, gli accertamenti sierologici possono dirci se il COVID rimane solo sul mantello dell’animale o al massimo in narici e gola o generalizza diventando possibile veicolo di trasmissione all’uomo. L’Unità Medico Veterinaria Volontaria nei suoi vari interventi di supporto in questa emergenza, ha dovuto anche occuparsi, in alcuni casi, del trasferimento degli animali in idonee strutture poiché i loro proprietari erano affetti da coronavirus e quindi ricoverati. Si è ritenute questa una opportunità per effettuare gli accertamenti previsti dal progetto eseguendo i prelievi di sangue in questi soggetti, con il benestare dei loro proprietari, ai quali è stato richiesto di compilare un questionario con informazioni utili per l’indagine epidemiologica. 

L’Unità Medico Veterinaria Volontaria crede molto nell’importanza e nella utilità di questo progetto di ricerca, al quale collabora con convinzione ed entusiasmo. Infatti gestire un’emergenza senza conoscere i comportamenti dell’agente infettante è molto difficile, 

specifici metodi di indagine possono darci informazioni sulle possibili vie di trasmissione del virus, sui serbatoi, sulla una risposta immunitaria efficace per proteggerci dall’infezione e sul tempo di persistenza di tale copertura, soltanto queste conoscenze possono consentirci di combattere efficacemente l’attuale pandemia. 

Guido Giordana – Presidente UMVV